19 Luglio 2012
GREEN ECONOMY: COLDIRETTI, MENO BUROCRAZIE E PIU’ INNOVAZIONE NEL MANIFESTO DELLE GIOVANI IMPRESE

Meno burocrazia e rendite; più innovazione, credito e formazione. E’ la “formula” per rilanciare il Paese del manifesto dei giovani imprenditori della Coldiretti la cui illustrazione è stata affidata alla delegata regionale Maria Letizia Gardoni nell'intervento all'incontro organizzato da Unioncamere nella sala consiliare del Comune di Treia, nell’ambito del seminario “La bellezza è ecologica” promosso da Symbola in collaborazione con Coldiretti, Regione Marche, Unioncamere, Legambiente e altre realtà del territorio. Nella nostra regione, secondo l’ultimo Censimento Istat, ci sono circa 3.100 imprese agricole under 40, molte delle quali rappresentano un nuovo e più sostenibile modello di sviluppo basato su logiche di rete, dinamismo, innovazione e diversificazione, di attenzione alla società, di conciliazione tra redditività e affermazione personale, passione ed etica del lavoro, integrazione e coesione sociale. “Affinché possano investire nel loro futuro i giovani hanno bisogno però di un nuovo e chiaro modello di sviluppo e di politiche pubbliche che concorrano a renderlo possibile – sottolinea Maria Letizia Gardoni -. Per fare ciò occorre la costruzione di una vera politica integrata per l’imprenditorialità, investire in intelligenti attività di accompagnamento alla progettazione, adeguati meccanismi di assistenza allo start up, filiere corte di accesso al credito gestite dai Confidi”. Ma serve anche abbattere il carico burocratico, nonché favorire i processi di autentica internazionalizzazione. Il progetto di Coldiretti per la costruzione di una Filiera Agricola Tutta Italiana, deve essere valorizzato come piena espressione del protagonismo dei giovani quale via italiana per lo sviluppo del Paese. Per la crescita del paese diventa strategico anche un nuovo sistema della ricerca che sappia anticipare il bisogno di innovazione e premiare la capacità dei giovani, diffondere una formazione tecnica professionale e universitaria che superi il modello italiano “studio, poi lavoro” attraverso la partecipazione delle imprese alla costruzione dei processi formativi. Bisogna, infine, rafforzare gli strumenti per l’accesso e la mobilità della terra rimuovendo vecchie e nuove forme di rendita.

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