Tre-quattro mesi di fermo biologico che non preveda il blocco delle barche ma la chiusura delle aree di pesca da giugno-luglio a settembre, limitatamente alla fascia costiera, così da garantire il ripopolamento delle specie e permettere alle imprese di operare. E’ la proposta di Impresapesca Coldiretti Marche in vista dell’avvio della trattativa sulle date del fermo biologico per il 2011. Una soluzione che sarebbe in grado di tutelare e rilanciare un settore che che nel giro di due anni ha perso 18 milioni di euro di fatturato e il 26 per cento della produzione. La proposta, che prevede anche trenta giorni di fermo gestibili dalle barche in base alla proprie necessità di pesca, commerciali o di cantiere, tutelerebbe gli areali notoriamente riservata alla riproduzione ed accrescimento di molte specie ittiche, e nel contempo permetterebbe alle barche di operare con tranquillità, senza incorrere in cattura accidentali di prodotti sottotaglia. “Il fermo biologico, così come è stato gestito sino ad oggi, dal lontano 1985, non ha dato risultati soddisfacenti - spiega Tonino Giardini, imprenditore marchigiano e presidente di Impresapesca Coldiretti -. Il blocco dura troppo poco per tutelare davvero le aree di riproduzione, un blocco totale o quasi della flotta che lascia sguarniti i mercati, favorendo i flussi delle importazioni in periodi particolarmente importanti per il consumo di pesca. Uno stop dell’attività, quello finora fatto, che costringe le imprese ittiche a non guardare mercato e tutela della risorsa, ma è vissuto come un agognato blocco del sistema pesca in un periodo di scarsità di pesce. In questo modo un meccanismo pensato per tutelare il sistema ittico finisce per essere uno strumento di promozione del pesce straniero”. Da quando il fermo biologico viene praticato le importazioni dall’estero di pesce congelato sono aumentate dei oltre il 34 per cento, con il risultato che due piatti su tre che vengono consumati nella nostra regione sono stranieri, anche se nessuno lo sa. “L’appello è quello di aprire un tavolo a partire dalla Regione Marche, realizzando un vero e proprio laboratorio di idee e di soluzioni credibili per salvare questo importante settore della pesca nazionale – continua Impresapesca Coldiretti -. E iniziando a ragionare anche su ipotesi di fermo pesca spalmato durante il periodo estivo con una eventuale mappatura territoriale e un’individuazione di quei tratti dove il ripopolamento non può ammettere davvero attività di pesca salvo gravissima compromissione dell’equilibrio biologico”. Questa diversificazione sul calendario aiuterebbe anche il settore della ristorazione e, come sottolineato dalla Cna provinciale di Ascoli Piceno, avrebbe anche positive ripercussioni sull’attività dei Cantieri e delle Officine navali che, a loro volta, potrebbero meglio programmare l’attività di manutenzione delle barche senza dover più far fronte a un vero e proprio arrembaggio concentrato in un mese particolare come quello di agosto.
LA PESCA NELLE MARCHE NEL 2009
Produzione
25.000 tonnellate (- 26 per cento rispetto al 2007)
Ricavi
115 milioni di euro (-14 per cento rispetto al 2007)
Battelli
885 (- 3 per cento rispetto al 2007)
Fonte: Elaborazione IMPRESAPESCA Coldiretti su dati Irepa, Istat, Mipaaf
26 Novembre 2010
IMPRESAPESCA COLDIRETTI: 3/4 MESI DI FERMO PESCA MA SOLO SULLA FASCIA COSTIERA PER SALVARE RISORSE E MARINERIA REGIONALI